Microchip ai gatti liberi? Grazie, NO!
Il microchip serve per individuare un animale, stabilirne l’eventuale appartenenza, oppure per scopi scientifici. In questi casi non rientra la vita del gatto libero, anche se il suo status giuridico lo assegna al Comune dove vive. E quando il territorio del gatto è sotto giurisdizione di due comuni limitrofi? Si creerebbe un palleggiamento di responsabilità, non certo a beneficio del gatto. Nemmeno il gattaro che abitualmente somministra il pasto al gatto libero può vantarne la proprietà, anche se spesso avviene il contrario, con scontri e liti fra gattari che si occupano della stessa colonia.
Per inoculare il microchip il gatto deve essere sedato, ed una sua futura lettura comporta altrettanta difficoltà. Anche certi gatti che vivono da anni in appartamento, all’arrivo d’un estraneo spariscono, i gatti liberi difficilmente si fanno avvicinare, pur dagli stessi gattari che li nutrono. Come si fa, allora, a leggere il microchip? E poi quali persone dovrebbero essere, a tal fine, preposte e munite di lettore? Viviamo in un paese soffocato dalla burocrazia, ce ne lamentiamo quotidianamente, mancano le risorse anche per l’indispensabile, è utile istituire un’onerosa banca dati per la lettura del microchip dei gatti randagi? Ci sono ben altre priorità.
Prima di tutto ridurre il numero di gatti liberi con la sterilizzazione. Dal momento che abbiamo interrotto la selezione naturale, somministrando cibo e farmaci, dobbiamo controllare le nascite, non più come i vecchi gattari o i contadini, sopprimendo le cucciolate indesiderate, ma sterilizzandoli. Per questo ci dovrebbe essere un controllo capillare sul territorio ed intervento d’autorità dove si formano colonie di gatti incontrollate. Dove ci sono gattari responsabili, referenti di colonia, non ci sono problemi, creati invece, da comportamenti scorretti di sedicenti amanti degli animali. Gattari responsabili, dunque, adetti anche alle catture, un gattile sanitario per il ricovero temporaneo di gatti in pericolo di sopravvivenza, un oasi felina per quelle colonie di gatti che perdono l’habitat, o per risolvere uno degli innumerevoli problemi connessi al mondo gatto, che abbia o meno documenti d’identificazione. Meno tempo da dedicare a burocrazia e computer, maggiore disponibilità ad affrontare la quotidianità.
Se innovazioni servono al benessere dei gatti liberi, incentivando il volontariato, migliorando il rapporto fra il nostro amore per i gatti e le loro esigenze etologiche, ben vengano, sprecare tempo e risorse per il microchip, grazie, NO!