Dedica a Leonor Fini
Leonor, i gatti e Giorgio
Parigi, venerdì 16 gennaio 1996: moriva a quasi novant’anni Leonor Fini, una delle grandi interpreti del surrealismo europeo. Nata a Buenos Aires nel 1908 da padre argentino e madre triestina, francese d’adozione, triestina nell’anima, era legata alla nostra città da un cordone ombelicale fortissimo, perché a Trieste, all’hotel Regina, viveva l’amatissima madre Malvina, donna minuta e molto raffinata, dalla pelle di luna, con cui la celebre artista manteneva un rapporto epistolare o telefonico quotidiano.
In città Leonor era giunta a due anni, quando la mamma, abbandonato il marito argentino, era ritornata nella casa paterna di via Carducci, dove la piccola vide per la prima volta un gatto: presenza inquietante e un po’ stregata, enigmatica, allusiva e simbolica, che sarebbe divenuta quasi un leit-motiv nell’ambito del suo immaginario fantastico.
Diceva Leonor Fini, che attribuiva ai mici il ruolo di angeli: “Bisogna viziarli, coccolarli e ogni tanto cantare loro una canzone…”. Ed è stato proprio l’amore e la dedizione per questi felini a unire per anni, fino alla scomparsa della pittrice, Leonor e Giorgio Cociani in un intenso rapporto di amicizia, ricco di scambi epistolari e conversazioni telefoniche, di inviti da parte dell’artista all’amico triestino a venirla a trovare a Parigi e nella residenza di St. Dye sur Loire, dove lei si trasferiva d’estate con tutti i suoi 19 gatti, l’amico americano Richard e il segretario-maggiordomo spagnolo Rafael.
Leonor, artista dall’inventiva straordinaria e trasgressiva, raffinata e sensuale, colta e precoce (aveva iniziato a disegnare a soli 9 anni), genialmente autodidatta, si era formata nel clima stimolante della Trieste degli anni Venti, per poi volare, subito dopo la partecipazione a una collettiva locale del ’25, a Milano, dove espose di lì a poco in una personale e visse per un periodo, assimilando le influenze novecentiste. Poi, dal ’33 Parigi, città in cui la pittrice s’impose – con le sue atmosfere sospese e le sue scenografie dell’inconscio, oniriche, sensuali e permeate d’inquietudine – tra i caposcuola del surrealismo francese.
La mostra celebra questa grande artista nel decimo anniversario della sua morte con l’esposizione di una decina di opere dedicate ai gatti, tra le molte di soggetto diverso donate all’amico Cociani, ma ricorda anche la loro comune e nobile passione per questi felini. “Conoscevo Leonor attraverso la frequentazione della madre” racconta Giorgio “e ogni tanto ci telefonavamo e ci scrivevamo. Poi, un giorno, un gatto semirandagio s’intrufolò nel mio appartamento, lo curai e le mandai una foto a Parigi. A lei era appena morto un amico carissimo e vide in quel messaggio un gesto consolatorio, poiché considerava i gatti degli angeli. Da quel momento – era l’ ’86 – la nostra amicizia divampò in onore dei mici”.
Nell’ottobre del 1996 – la Fini scomparve in gennaio – Cociani fonda in via della Fontana, 4 per desiderio e coll’appoggio di Miranda Rotteri “il gattile”. Madrina della struttura che si basa sul volontariato e si propone di combattere il randagismo e di fare da supporto alle colonie di gatti liberi, è Margherita Hack. Successivamente l’organismo si tramuta in un’associazione O.N.L.U.S., che è posta in convenzione con il Comune di Trieste e si avvale dell’autorizzazione dell’ A.S.S. locale. Oggi, grazie all’appoggio dell’Ordine dei Medici Veterinari, è dotata anche di un ambulatorio veterinario.
Accanto alla decina di tecniche miste e di disegni inediti donati da Leonor Fini a Giorgio Cociani, la mostra propone le opere di pittura, disegno, fotografia e grafica messe a disposizione da 18 artisti triestini, che, dopo la chiusura di questa rassegna, saranno battute all’asta domenica 19 febbraio alle ore 18:30 al Teatro Miela nel corso della manifestazione “Miciamici”. Il ricavato sarà devoluto a “ilgattile“.
Testo di Marianna Accerboni (2006)