Il gatto nel terzo millennio: domestico, semidomestico e libero
Il gatto, oggi, nella nostra realtà socio-culturale, si può raggruppare in tre principali categorie:
gatto domestico (che vive sempre in appartamento),
gatto semidomestico (che vive in appartamento e spazi aperti limitrofi),
gatto libero (che vive all’aperto).
Il gatto domestico viene alimentato e curato in casa, sterilizzato, è provvisto di libretto sanitario e microchip e di quanto gli serve (tiragraffi, ecc.) per il suo benessere, secondo etologia. I problemi sorgono quando si fanno convivere troppi gatti in spazi limitati, quando non si provvede alla sterilizzazione, quando persone assistite (SERT, CIM, ecc.) coinvolgono gli animali nella loro vita. E poi ci sono le cause di forza maggiore per cui un animale perde il suo habitat, e necessita d’un ricovero.
Il gatto semidomestico viene anch’esso alimentato e curato in casa, vaccinato , microchippato, e sterilizzato a maggior ragione, in quanto più esposto a contrarre malattie infettive, incrementando il randagismo. Il suo problema può essere la maggiore esposizione a infortuni e incidenti di varia natura. Ma certi gatti, soprattutto se nati liberi, hanno bisogno, per il loro benessere, di vagabondare.
Il gatto libero si aggrega ai suoi simili quando, e dove, gli viene somministrato il pasto, formando così colonie feline, accudite da un gattaro/a referente. I problemi sorgono quando gli animali non sono sterilizzati e quando i pasti vengono somministrati in luoghi non idonei (ciglio della strada) e soprattutto quando non si rispettano le norme igienico-sanitarie. In ogni caso, nella realtà cittadina, il gatto vive male ed è esposto a molteplici pericoli. Siccome ora la sensibilità delle persone non tollera la soppressione delle cucciolate indesiderate o la vista di malattie o incidenti devastanti, bisogna provvedere alla sterilizzazione e limitare al massimo il randagismo. A tal fine i gattari referenti dovrebbero essere istruiti, e se incapaci, essere coadiuvati da una figura istituzionale (seppure di volontariato). Purtroppo, troppo spesso, la presunzione e l’egoistica soddisfazione di somministrare cibo agli animali, impediscono una serena valutazione del loro benessere.
Per sterilizzare i gatti liberi, curarli in caso d’infortuni, ricoverarli quando il loro habitat è in pericolo, serve un gattile sanitario e un’oasi felina, e risorse pubbliche.
Gattile e Oasi non sono discariche dove buttare tutti i gatti liberi e risolvere problemi anche superficiali, bensì sono posti d’accoglienza per animali in pericolo di sopravvivenza. Tale accoglienza è temporanea, tranne nei casi in cui l’animale non sia più in grado d’affrontare una vita libera (perchè cieco, per esempio) o non abbia perduto definitivamente l’habitat. Allo stato attuale delle cose non ci sembra utile il microchip per i gatti liberi, per il loro numero ancora troppo elevato sul territorio, per la difficoltà di lettura in tanti soggetti inavvicinabili, per non complicare e burocratizzare pratiche ricorrenti, come il recupero e smaltimento di gatti morti. A tal fine istituire una onerosa banca dati, non è prioritario. Questo in sintesi e sfrondato, frutto d’una ventennale esperienza, è uno spaccato del mondo Gatto oggi, nel nostro contesto socio-culturale.
Per garantire uno stato di benessere ai gatti, ammesso che ciò sia possibile nelle nostre città, e per risolvere i problemi su indicati, occorrono sinergie fra le istituzioni (spesso in tutt’altre faccende affacendate), i gattari (di solito poco collaborativi), le associazioni di volontariato (quando non litigano fra loro).